La scuola

Autore: Crippa Anna

All’indomani dell’avvio della fabbrica e della costruzione delle prime residenze per operai, il primo nucleo del villaggio apparteneva dal punto di vista politico-amministrativo al Comune di Canonica d'Adda, che già possedeva la scuola ma distante sette scomodi km. In alternativa, gli abitanti del nuovo villaggio di Crespi d'Adda avrebbero potuto scegliere di condurre i propri figli a scuola nel limitrofo Comune di Capriate, ma questa possibilità non era considerata realizzabile nell'immediato: Cristoforo Benigno Crespi allora prese l'unica decisione possibile e decise di fornire direttamente Crespi d'Adda di alcuni servizi essenziali, tra cui scuola e asilo per i figli degli operai dello stabilimento.

La costruzione e il funzionamento della scuola di Crespi d'Adda vennero in parte sostenuti anche dal Comune di Canonica, che nel 1884 assegnò £ 300 per il mantenimento della scuola e dell'asilo.
L'edificio scolastico venne eretto prima del 1890 e completato da Ernesto Pirovano, che si occupò anche del piano regolatore e architettonico del villaggio dal 1891. Nonostante vennero fatti negli anni successivi alcuni cambiamenti, che accrebbero in dimensione e importanza l'edificio, esso è ancora oggi come descritto da Silvio Crespi nella sua “Memoria”:

“Questo fabbricato consta di due grandi aule, di due aule minori a piano terreno rialzato, dell'alloggio per gli insegnanti al piano superiore”, parla inoltre della presenza di “un salone di ricreazione” e, nei sotterranei, della “ sala da studio del corpo di musica dello stabilimento” e di“ una cucina economica per le refezioni del mezzogiorno”.

I più piccoli crespesi frequentavano la scuola materna (in funzione ancora oggi) attiva fin dal 1881, ma ufficialmente inaugurata nel 1892 da Pia Travelli, consorte di Cristoforo. La frequenza della scuola materna era del tutto gratuita, come le scuole elementari del resto,  era un servizio offerto a tutti i bambini della frazione, senza distinzioni: gli iscritti non mancavano perchè l'asilo contava sempre un buon numero di bambini ( tra i 60 e i 75 bambini secondo i dati raccolti negli anni '30 del XX secolo).

La scuola elementare era il fiore all'occhiello del villaggio operaio: era una scuola “privata” perchè il proprietario era il signor Crespi, che sceglieva il personale, valutava i programmi e controllava i metodi di insegnamento. Gli studenti facevano tempo pieno tra i banchi e frequentavano le lezioni dalle 8.30 alle 12 e dalle 13.30 alle 16 per cinque giorni a settimana...  oltre alla domenica, spezzavano la settimana con la pausa del giovedi!
Le prime tre classi di corso fornivano un'istruzione di base, attraverso una preparazione identica, se non superiore, a qualsiasi altra scuola pubblica del tempo. I giovani crespesi si immergevano in  lezioni  di educazione morale, lingua italiana, aritmetica e geometria, calligrafia, disegno, educazione fisica, scienze, storia e geografia,  materie non così diverse da quelle che oggi ancora si studiano sui banchi di scuola. I registri parlano chiaro e mostrano che gli alunni crespesi, che si presentavano per gli esami alla scuola di stato, di solito facevano una gran bella figura, pensate che non abbiamo notizia di nemmeno un bocciato!  Altra particolarità degna di nota: il materiale didattico veniva fornito ai bambini senza costi aggiuntivi, diversamente da qualsiasi scuola pubblica. Gli ex alunni ricordano una scuola severa, secondo molti fin troppo e mormorano in particolare della storica maestra Anita Mezzedimi, che dirigerà la scuola di Crespi dal 1913 e morirà proprio l'anno del pensionamento, nel 1953.
Anche qui, però, non mancavano festicciole e saggi, durante i quali pezzi musicali e inni venivano intonati per ringraziare i signori padroni. Queste iniziative si svolgevano in un piccolo ma funzionale teatro, ubicato sul retro dell’edificio scolastico, che serviva soprattutto per le rappresentazioni e i saggi degli alunni, ma anche per spettacoli, intrattenimenti e riunioni della comunità.
Dopo le elementari, i ragazzi che desideravano continuare gli studi potevano andare a Bergamo, grazie al trasporto giornaliero messo a disposizione dallo stabilimento, e, dopo aver passato un esame, avevano la possibilità di entrare in una scuola di avviamento professionale per ottenere l'attestato di qualifica. I Crespi, che avevano bisogno nella fabbrica di manodopera qualificata, mettevano a disposizione molte borse di studio per gli studenti meritevoli. Diverso era il percorso di istruzione delle bambine, che, terminata la scuola dell'obbligo, potevano frequentare gratuitamente corsi di economia domestica, dove imparavano taglio e cucito, ricamo, arte e cucina. Al termine della loro formazione ottenevano un attestato che consentiva loro di trovare lavoro anche fuori dalla fabbrica, grazie alla visione “illuminata” dell’imprenditore.

Fonti: