l'età della controriforma e le novità artistiche e architettoniche di San Carlo Borromeo

autrice del testo Felicita Abbili

Il cardinale San Carlo Borromeo (1538-1584), arcivescovo di Milano dal 1568, reputava che l’arte fosse un potenziale mezzo attraverso il quale compiere un’opera di evangelizzazione.

Egli sintetizzò e riordinò i dettami del Concilio di Trento in un trattato, pubblicato nel 1577 e intitolato "Instructiones Fabricae et Supellectilis ecclesiasticae" nel quale venivano affrontate le problematiche architettoniche e decorative inerenti all’edificio sacro in ogni suo minimo aspetto.

Per San Carlo svolgeva un ruolo importante la facciata delle chiese che era decorata con statue e pitture ordinate secondo una precisa scansione. Era importante che le decorazioni fossero ricche e sfarzose, ma allo stesso tempo familiari e rassicuranti per i fedeli. Un’altra innovazione proposta da San Carlo era quella di creare un pavimento che doveva essere obbligatoriamente in marmo o in un’altra pietra lucida, riccamente intarsiato.

Nella chiesa della Controriforma un altro elemento che spiccava era la luce che rappresentava l’elemento del creato più vicino a Dio in quanto possedeva una natura impalpabile e luminosa, dunque era necessario che la chiesa presentasse numerose finestre con vetri trasparenti per far entrare la luce che talvolta generava effetti scenografici di grande impatto visivo. Altri elementi per i quali San Carlo propose una modifica  furono l’altare maggiore e il tabernacolo che richiedevano una maggiore decorazione e spettacolarità; l’altare maggiore doveva essere ampio almeno "otto cubiti ed elevato di tre o cinque gradini",  nel momento in cui non fosse stato sufficiente lo spazio a disposizione suggerì degli stratagemmi per poterlo far sembrare più alto e largo. Inoltre secondo San Carlo l’altare maggiore doveva essere sovrastato da un capocielo a tempietto o baldacchino (in muratura, legno o tela) che poteva essere sorretto anche da colonne.

Per il Duomo di Milano San Carlo fece molte opere importanti, in primo luogo cancellò l’abitudine di attraversare la cattedrale con carretti dove erano riposte le merci o gli animali, secondariamente fece innalzare due grandi organi con cantorie e coretti, si occupò di far ristrutturare e decorare il presbiterio dal suo architetto preferito Pellegrino Tibaldi e di far progettare gli altari nelle navate laterali, commissionò importanti opere di pittura  e infine si fece promotore di processioni che coinvolgevano anche laici. Come nella navata destra, anche le ultime tre campate della navata sinistra, sono occupate da tre altari tardomanieristi disegnati da Pellegrino Tibaldi, all’epoca di San Carlo. Nella sesta campata si trova l'Altare del Crocifisso di San Carlo, che racchiude il celebre crocifisso ligneo che Carlo Borromeo portò in processione durante la peste del 1576.

sitografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Borromeo


https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Milano


https://www.baroque.it/arte-barocca/architettura-barocca/la-controriforma-e-l-architettura.html

https://www.duomomilano.it/it/search/article/?q=san%20carlo%20borromeo


bibliografia

Gian Alberto Dell'Acqua, La pittura del Duomo di Milano, Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano