Autore: Fabio PensalfiniLA STATUAAll’ingresso del villaggio operaio di Crespi d’Adda si erge il busto bronzeo di Cristoforo Crespi. Esso è oggi situato tra la chiesa e l’albergo. È stato eretto nel 1903 dallo scultore Donato Barcaglia come simbolo dell’azione imprenditoriale “illuminata” avviata da Cristoforo Benigno Crespi, tanto dura quanto proficua per il villaggio e i suoi abitanti.
Non a caso, il busto del “padrone” era posizionato di fronte ai cancelli rossi, l’ingresso di rappresentanza; questo infatti voleva ricordare a tutti gli operai l’occhio vigile del padrone, il quale seppe costruire e mantenere in vita una comunità di lavoratori efficientissima. Quando venne inaugurata la statua Cristoforo Crespi nel vederla non rimase affatto lusingato della celebrazione ai lui riservata, anzi, apparve persino risentito perché riteneva che le statue fossero per i morti, non per i vivi.
FONDAZIONE CRESPIIl cotonificio, ed il villaggio ad esso annesso, vennero costruiti alla fine del XIX secolo.
La famiglia Crespi, per l’edificazione scelse quest’area per la sua posizione strategica vicino al fiume Adda. Nel 1878 Cristoforo Benigno Crespi acquistò 85 ettari di terra dal Comune di Capriate San Gervasio e da quello di Canonica d’Adda. I lavori di costruzione e il progetto furono affidati all’architetto Ernesto Pirovano e all’ingegnere Pietro Brunati.
L’intento di Cristoforo Benigno Crespi era quello di accostare all’opificio delle residenze destinate agli operai che vi lavoravano, sul modello inglese, già collaudato da due secoli di attività industriale. A partire da questa idea “illuminata”, Crespi diede forma a un vero e proprio villaggio che sorse attorno alla fabbrica.
LA FAMIGLIA CRESPINel 1777 nacque a Busto Arsizio Benigno, fondatore della dinastia dei Tengitt . Si sa ben poco dell'infanzia e della giovinezza di Benigno, probabilmente lavorò come operaio tessitore a domicilio. Alcune fonti riportano che egli avesse attivato all'interno della sua casa di Busto una piccola tintoria, ed è per questo motivo che a quel ramo dei Crespi fu attribuito il soprannome di "Tengitt", cioè tintori.
L’attività avviata dal padre venne proseguita dal figlio Antonio noto come "Toni Tengitt" e poi, dal nipote Cristoforo Benigno che nacque nel 1833 e inizialmente optò per gli studi di “legge” iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza, abbandonata per difficoltà economiche che lo portarono a divenire ragioniere e a iniziare ad occuparsi di affari nell’ambito della compravendita di cotone grezzo.
Le cose andavano a gonfie vele, e Cristoforo fu in grado, nel giro di brevissimo tempo, di mettersi in proprio e tentare la via dell’imprenditorialità: prese in affitto una fabbrica in dissesto a Vaprio d’Adda, ma dopo un primo momento fortunato, si trovò costretto a vendere lo stabilimento.
Ma la sua carriera era appena avviata e, a distanza di qualche anno, solo qualche chilometro oltre, realizzò l’utopistica ambizione di progettare uno dei più interessanti esempi di villaggio operaio in Italia e diede vita ad una fabbrica efficiente e produttiva, il cotonificio di Crespi d’Adda.
Nel 1906 tuttavia la salute gli voltò le spalle e fu colpito dalla perdita delle facoltà mentali. Questo favorì l’ascesa del figlio Silvio alla guida della fabbrica e del villaggio Crespi. Silvio era nato nel 1868 ed era riuscito negli studi, laddove il padre invece si era interrotto, si laureò infatti a pieni voti in giurisprudenza all’Università di Pavia per intraprendere poi una formazione tra le principali nazioni del nord Europa dove ebbe modo di conoscere direttamente le altre realtà industriali internazionali.
Le consapevolezze e gli spunti derivanti dal soggiorno internazionale consentirono a Silvio di suggerire proposte d’efficacia per lo sviluppo del villaggio e della fabbrica di Crespi d’Adda.
Tuttavia la sua carriera non si esaurì nell’ambito dell’imprenditoria ma lo vide impegnato anche in ambito politico, divenendo deputato del Parlamento italiano.
Riferimenti bibliografici:
- "Crespi", L. Cortesi
- "Grandi uomini con grandi idee", Sandro Danesi
Riferimenti digitali: