Autore: Leonardo CarminatiSilvio Crespi è nato a Milano il 24 settembre 1868, figlio di
Cristoforo Benigno Crespi (principe dell'industria cotoniera italiana) e di Pia Travelli. Inizia gli studi classici e si laurea in giurisprudenza a Pavia nel 1889 con una tesi su un argomento caro ai cotonieri dal titolo “L’arbitrato nelle controversie commerciali”. Poco prima del Natale dello stesso anno il padre gli offre la procura generale e la direzione tecnica dello
stabilimento di Crespi d'Adda. Silvio non dedica le proprie vacanze scolastiche agli ozi estivi, ma si reca in Francia Germania e Inghilterra per completare tutti gli studi tecnici necessari alle grandi industrie.
A soli ventuno anni è posto a capo del cotonificio di Crespi D'Adda e grazie alla sua capacità di muoversi con destrezza negli ambienti industriali nel 1893 a promuove con altri imprenditori l’Associazione dei Cotonieri fra gli industriali e Borsa Cotoni, di cui diviene il presidente per quattro anni. Tra il 1892 e il 1896 il comparto cotoniero italiano si sta avviando verso una pericolosa crisi di sovrapproduzione, Silvio chiede all’Associazione dei cotonieri di accordarsi per abbassarla. La proposta non è ben accolta, ma ancor meno la è quella con cui chiede l’abolizione del lavoro notturno nelle fabbriche, in particolare per donne e bambini, col duplice scopo di abbassare la produttività, evitando così la sovrapproduzione, e permettendo ai lavoratori di fare turni di lavoro più brevi.
Appena compiuti i trent'anni si proietta invece in una nuova avventura: la politica. Viene scelto dagli elettori di Caprino Bergamasco come loro rappresentante presso il Parlamento nazionale, e nel 1899 infatti viene eletto deputato per la circoscrizione di Caprino Bergamasco nelle fila del Partito Liberale. Il giovane Crespi possiede tutti i prerequisiti di mente, di cuore e di carattere che gli possono assicurare una brillante carriera tanto che a Roma diventa presto il leader di un gruppo chiamato “giovani turchi”, il cui nome deriva dal deciso liberalismo e dalla forte opposizione a qualsiasi intervento dello Stato nell’attività economica. Nel 1906 il padre Cristoforo ha un attacco cerebrale che riduce di molto le sue facoltà mentali, con questo evento Silvio ottiene il totale controllo dell’attività. Da qui in poi spinge ulteriormente sulla qualità dei prodotti, n un periodo di difficoltà economica generale dove sono le esportazioni a tenere a galla l’azienda.
Silvio è attratto dalle innovazioni del suo tempo, ma una in particolare ruba il suo cuore: l'automobile. Inizia così a frequentare i luoghi che trattano il tema dei motori, nel 1905 diventa presidente dell’Automobile Club di Milano e in seguito dell’Automobile Club d’Italia. Le attività promosse partono dall’organizzazione di gare pionieristiche, arrivano così allo sviluppo di veri e propri circuiti automobilistici come quello di Monza.
Durante la prima guerra mondiale a seguito della disfatta di Caporetto il presidente del Consiglio Orlando nomina Silvio Crespi sottosegretario agli Interni per gli approvvigionamenti e i consumi alimentari e, poco dopo, lo designa ministro con il medesimo incarico. Grazie alla propria esperienza imprenditoriale Crespi riesce ad ottenere aiuti dall'Inghilterra assicurando in questo modo gli approvvigionamenti per l'esercito. I risultati ottenuti gli valgono un ruolo centrale nella difficile fase post-bellica, tanto che viene nominato rappresentante dell’Italia nel Consiglio supremo interalleato degli approvvigionamenti. Il suo impegno politico-diplomatico lo conduce a essere poi nominato ministro plenipotenziario e a risultare tra i firmatari del trattato di pace di Versailles con cui si chiuse il sipario sulla prima guerra mondiale.
Il 23 ottobre 1919 Silvio Crespi è nominato Presidente della Banca Commerciale Italiana, ma a causa dei debiti contratti dalla sua azienda con la stessa banca, verso la fine degli anni Venti, è costretto prima a lasciare la direzione dello stabilimento e poi la presidenza della banca stessa.
Con la fine del 1921 inizia una nuova crisi nel mondo del tessile e per la vita di Silvio Crespi. Lo stabilimento di Crespi non ne è immune, inizia così un periodo di disagi e scioperi nelle fabbriche italiane. Allarmati dal crescere delle proteste, il 28 ottobre, Silvio e altri importanti industriali lombardi si adoperano perché il re affidi il governo a Benito Mussolini, accecati dalle promesse e dal carisma di quest'uomo, ignari dell'errore che stavano commettendo.
Nei bombardamenti dell'estate del 1943 la villa in via Borgonuovo a Milano viene distrutta, è l'ultimo di una serie di brutti colpi per Silvio, che muore il 15 gennaio dell'anno successivo.
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