I crespi e l'arte

Autori: classe 5D del liceo Banfi

Il legame tra la famiglia Crespi e il mondo dell'arte nasce nel 1884 dal coronamento di un sogno di Cristoforo Benigno: l'acquisto del palazzo nel centro di Milano, in via Borgonuovo 18, definito “sublime” da Ernesto Pirovano, prestigioso architetto italiano modernista, destinato a divenire architetto di riferimento dei Crespi.

Dopo l'acquisto, la ristrutturazione della dimora venne affidata all'architetto Angelo Colla al quale i Crespi si erano già affidati per il progetto della fabbrica nel villaggio Crespi. Il primo piano viene riservato agli uffici, mentre i piani superiori diventano dimora di famiglia. L'edificio tardo-neoclassico era caratterizzato da un fronte semplice, con portale di sapore alessiano e cortile a portici. All'interno nelle sale si potevano vedere volte lunettate di gusto cinquecentesco e decorazioni di sapore umbertino.

Le stanze private del palazzo erano inoltre adornate con pregiate opere d’arte: da qui il sogno di creare una grande collezione di quadri si affaccia nella mente di Cristoforo. Così al secondo piano dell’ala destra del palazzo prese forma una Galleria d’arte destinata a ospitare la collezione privata della famiglia, anche se molte opere scelte rimasero ad adornare gli appartamenti privati dei Crespi, come illustrato dalla fotografia che mostra la Madonna col Bambino del Sassoferrato che occupava un posto d’onore sulle pareti rivestite di tappezzeria della camera da letto del capofamiglia. La collezione fu frutto dell’accurata selezione di capolavori acquistati sul mercato antiquario grazie all'aiuto di esperti critici d'Arte del calibro di: Adolfo Venturi, Giovanni Morelli e Gian Battista Cavalcaselle.

La galleria Crespi poco a poco passò dall'essere spoglia al riempirsi di centinaia di opere d’arte, tra cui alcune dal valore artistico ragguardevole. Già dal 1885 Cristoforo Crespi iniziò ad annotare su un'agendina tascabile le opere presenti e i rispettivo costi. Si stima che la spesa totale per allestire la galleria si aggirasse attorno alle 350.000 lire del tempo, cifra che equivale a diversi milioni di euro odierni. Nel complesso la raccolta arrivò a contare oltre 200 quadri, dipinti prevalentemente tra il XIV e il XVII secolo e firmati da: Raffaello, Tiepolo, Guido Reni, Antonio Allegri da Coreggio, Tiziano Vecellio, Andrea Solario, Canaletto e Rubens. Lo stesso Cristoforo ricordò:

"La regina si interessò molto a quei capolavori e appose la sua elegante e caratteristica firma sull'albo d'onore, che è l'unica cosa che mi è rimasta di quella splendida collezione mal venduta nel 1914!"

Per Cristoforo la galleria non era solamente un capriccio unito all'esigenza di investire i propri capitali in un bene valevole, infatti egli credeva fermamente che l'arte avesse un ruolo importante nella creazione della memoria di un individuo, fu quindi per lui un grande dispiacere trovarsi costretto a separarsi dalla sua collezione. Il 1913 fu un anno caratterizzato da grandi dispiaceri per la famiglia Crespi: la malattia di Cristoforo che peggiorava, il secondogenito Daniele continuava ad accumulare debiti che la famiglia doveva ripagare, e il 20 dicembre morì Pia Travelli, questi tragici fatti, uniti agli alti costi di mantenimento della raccolta d’arte, indussero la famiglia, nonostante il parere contrario di Cristoforo, a vendere la collezione.

Il luogo prescelto per la vendita all’asta dei dipinti fu Parigi, poiché lì le opere sarebbero state valutate maggiormente, così nel 1914 nonostante le leggi del tempo non favorissero l’ uscita dall'Italia dei capolavori, le opere vennero portate oltre confine e il giorno 4 giugno 1914 presso la Galleria Petit di Parigi i pregiati dipinti della collezione Crespi presero la strada di altre collezioni private o dei grandi musei europei dove si trovano ancora oggi disperse.

Tra le opere di maggiore prestigio che furono vendute all'asta si ricorda la Schiavona di Tiziano, e L’Allegoria della Calunnia, altrimenti nota come «La Fortuna» tavola di Lorenzo Leonbruno. Quest'ultima all'asta della galleria Crespi, fu acquistata per 3000 Lire scarse (i Crespi la ottennero per 1. 200 lire) dalla Pinacoteca di Brera che attualmente la espone. La vendita di queste opere e il loro allontanamento dall'Italia suscitò un grande disappunto e malcontento tra i critici d'arte e i galleristi milanesi che tuttavia nulla poterono tentare per salvare la raccolta dalla dispersione.

Fonti :
Chiara Villa, La collezione Crespi  in Intorno alla Pietà già Crespi
http://crespidaddaunesco.org/cristoforo-benigno-crespi/
http://www.villaggiocrespi.it
Luigi Cortesi, Crespi D'Adda
http://ioprimadime.com/cristoforo-crespi-calunnia