Autore: Giacomo ColasurdoNei pressi dell’entrata di
Crespi d’Adda, più precisamente sul lato sinistro, sorgono su un’altura due villette affiancate. L’abitazione di sinistra, procedendo sempre dall’entrata del villaggio, era abitata dal parroco, mentre quella di destra era destinata al medico.
Le strutture sono entrambe progettate da Ernesto Pirovano, architetto di riferimento per
i Crespi, e sorgono inizialmente identiche. La villa del medico sarà presto ampliata con l’aggiunta di un terrazzo e una stanza adibita ad ospitare i pazienti. Queste abitazioni, rispetto alle
case operaie, hanno dimensioni considerevolmente maggiori, si sviluppano su due piani con mansarda. Esternamente presentano numerose decorazioni in stile neogotico lombardo e un ampio giardino affacciato verso il centro del villaggio.
La disposizione delle loro abitazioni non è di certo casuale. Sono infatti collocate in posizione rialzata rispetto alle altre simbolo di un distacco e di una maggiore importanza nei confronti del ceto operaio; Evidenziando così il ruolo delle figure del medico e del parroco: tra le poche che all’epoca erano in grado di leggere e scrivere.
Silvio Crespi chiede alla curia un prete devoto disposto a svolgere la propria mansione presso il villaggio da lui costruito ma la curia nega la concessione così il Crespi decide di fornire il villaggio di un prete stipendiato di tasca propria. Il parroco, sostegno morale e spirituale per gli operai, entra così a far parte della comunità del villaggio nel 1896, viene visto agli occhi della famiglia Crespi come un dipendente della ditta a tutti gli effetti il cui compito è quello di prendersi cura delle anime degli operai, uomini e donne la cui devozione religiosa il padrone della fabbrica non può permettersi di ignorare. Il parroco tuttavia fino al 1925 non può celebrare i sacramenti canonici in quanto la chiesa non ha il riconoscimento di parrocchia. Solo nel 1925 il vescovo di Bergamo rende possibile Crespi la celebrazione di battesimi, cresime, matrimoni, funerali.
Silvio Crespi richiede allo Stato il medico condotto per rispondere alle esigenze di cura degli operai e prevenzione delle malattie, ma non essendo il villaggio un Comune autonomo il medico non viene concesso. Il Crespi decide pertanto, come per il parroco, di stipendiare un medico che si occupi della salute dei lavoratori per suo conto. Il medico diventa perciò una figura di vitale importanza all’interno del villaggio in quanto controlla la forza lavoro e regola la quantità e la continuità della produzione all’interno dello stabilimento. All’epoca le condizioni igieniche non erano delle migliori e la mentalità con la quale nell’Ottocento si percepiva la figura del medico in Italia non è assolutamente paragonabile a quella di adesso. Si sottovalutava infatti questo mestiere dando molta più credibilità e affidabilità a rimedi naturali e cure di paese. La famiglia Crespi garantiva al medico un alloggio esteso alla famiglia, una villetta collocata sulla ripa, in posizione rilevata rispetto al resto del villaggio così che simbolicamente fosse chiaro il ruolo rilevante occupato dal medico nel villaggio.
Tra le cause delle numerose malattie diffuse in quel periodo troviamo in prima linea le trascurate condizioni igieniche. Nelle stanze umide, poco soleggiate e poco areate si diffondeva il rachitismo, che colpiva soprattutto i più piccoli. Particolarmente gravi erano le malattie legate all’apparato digerente, diretta conseguenza di acqua o cibo contaminato. Si parla di “contaminazione da materiale fecale” a causa di un impianto idrico inadatto e un sistema fognario completamente inadeguato. Nel 1904 inizia la realizzazione di un piccolo ospedale all’interno del villaggio. Viene costruito di fronte all’ingresso della fabbrica, così da poter assistere in maniera rapida a eventuali infortuni sul lavoro. Il presidio medico, dotato delle più moderne tecnologie in ambito sanitario, accoglieva una volta a settimana medici esperti provenienti da Bergamo e Milano. Il sevizio offerto all’interno dell’ospedale era completamente gratuito. Per scopi preventivi e di sicurezza inoltre l’operaio era sottoposto a una scrupolosa visita per verificare le perfette condizioni fisiche che gli conferivano l’idoneità al lavoro in fabbrica.
Riferimenti bibliografici:
- Crespi, L. Cortesi
- Crespi d’Adda, Giorgio Ravasio
Riferimenti digitali: